La cronaca continua a mostrarci l’impatto negativo di una vessazione psicologica tanto sui giovanissimi quanto sugli adulti. Ma cosa si intende per violenza psicologica? Quali sono i sintomi a cui fare attenzione?
Negli ultimi tempi le pagine di cronaca, i pezzi di costume e le denunce social hanno posto le violenze psicologiche all’attenzione dell’opinione pubblica.
Tutti hanno capito che i maltrattamenti psicologici non lasciano segni o ferite visibili, ma scavano nel profondo minando l’identità, la dignità e l’autostima e portando la vittima a gesti estremi.
Differenze tra violenza fisica e psicologica
Le aggressioni fisiche possono lasciare segni difficili da celare con il trucco e gli abiti mentre la violenza psicologica non mostra sintomi evidenti ma ha conseguenze gravissime sull’equilibrio della vittima.
L’indifferenza, il silenzio, lo sguardo carico di disprezzo e/o le espressioni offensive diventano delle vere armi che feriscono la vittima molto di più di quanto sia disposta ad ammettere.
Di fatto, se la violenza fisica definisce la parte lesa, la persona che subisce violenza verbale e/o maltrattamenti psicologici perpetuati non si descriverebbe mai come una vittima.
Questo accade perché la violenza fisica ha un carattere oggettivo visibile a tutti mentre la violenza psicologica ha una valenza di tipo soggettivo.
A questo si aggiunge che i maltrattamenti e le molestie psicologiche vengono commesse dalle persone più vicine (partner, genitore o migliore amico) e quindi in una dimensione in cui ci si sente al sicuro.
L’identikit delle violenze psicologiche
Le forme di violenza psicologica possono essere chiare o velate e variare per intensità e iterazione, ma hanno un obiettivo comune: ferire, denigrare e maltrattare l’altro senza tener conto della sua sensibilità.
Quando le parole lasciano i lividi? Per esempio, le espressioni dirette a sminuire il valore di una persona nella sfera privata e lavorativa così come le manifestazioni di una gelosia morbosa rientrano nella categoria della violenza verbale.
Possiamo includere ogni tentativo di isolamento dagli amici e dalla famiglia e controllo della libertà e ogni minaccia di abbandono nella tipologia dei maltrattamenti psicologici. Vale lo stesso quando si fa leva sui sensi di colpa.
La strategia del silenzio, l’isolamento messo a punto attraverso il discredito degli altri e l’indifferenza all’altro possono essere considerate forme di vessazione psicologia: la vittima viene trascurata emotivamente e isolata.
Violenza psicologica: i sintomi
I sintomi della violenza psicologica vanno ben oltre il visibile e rompono qualcosa nel profondo. Come capire se sei vittima di violenza psicologica?
La vittima, anche se non si riconosce come tale, inizia a essere schiacciata dallo stress, dall’ansia e dalla vergogna; fatica a concentrarsi; perde l’autostima e la stabilità emotiva.
Inoltre si sente in colpa come se avesse fatto qualcosa di brutto o sbagliato in modo da giustificare l’atteggiamento dell’altro. In questo modo non mette in discussione il rapporto.
A lungo andare i maltrattamenti psicologici fanno spazio anche a ripercussioni a livello fisico, dal malessere generale ai problemi gastrointestinali fino all’insonnia. Subentra anche un senso di disorientamento.
Purtroppo il peso della vessazione psicologica può essere così faticoso da sopportare o impossibile da risolvere da spingere la vittima a meditare il suicidio, pensandolo come unica via d’uscita.
Come reagire alla violenza verbale?
La prima cosa da fare per reagire alle violenze psicologiche è rendersi conto della tossicità del rapporto e prenderne le distanze.
È bene analizzare la relazione individuando i segnali tipici dei maltrattamenti psicologici (es. tentativi di isolamento, gelosia eccessiva, critiche, svalutazione e sensi di colpa).
Dopodiché bisogna riprendere in mano la propria vita, coltivando amicizie, passioni e obiettivi, riavvicinandosi agli amici e ai familiari e allontanando il carnefice.
Cosa fare in caso di violenza psicologica dal punto di vista giuridico? La vittima può denunciare o querelare il proprio carnefice, rendendolo un reato perseguibile come reato di violenza privata o stalking.
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