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Travel shaming: traduzione, significato e cosa si nasconde dietro la tendenza social

Travel shaming

Sistema a colori, restrizioni e paura: il mondo dei viaggi è finito al centro del dibattito in tempi di pandemia dando vita a un trend chiamato travel shaming. Ma qual è il suo significato?

La pandemia sta mettendo a dura prova la salute, l’economia, l’equilibrio psicologico e la socialità della popolazione mondiale, portando con sé un vento di paura e polemiche.

I vari decreti emanati dal Governo hanno il compito di limitare gli spostamenti in modo da rallentare la diffusione del nuovo Coronavirus.

Salvo particolari motivazioni, quindi, milioni di persone sono costrette a restare a casa o comunque all’interno dei confini comunali e/o regionali. Ma non tutti.

C’è anche chi decide di viaggiare, provocando la reazione di coloro che non possono spostarsi: nasce il cosiddetto “travel shaming”.

Cos’è il travel shaming?

La prima cosa da fare per capire cos’è il travel shaming è riferirsi alla sua traduzione letterale: “viaggio vergognoso”.

Alla condivisione delle esperienze di viaggio di personaggi più o meno famosi su Instagram o Facebook segue una pioggia di commenti negativi, una tendenza a puntare il dito contro chi viaggia.

Travel shaming: Significato

Molte persone hanno condannato personaggi famosi e influencers per via dei loro viaggi all’estero in un momento di emergenza sanitaria.

Il fatto di non voler diffondere il virus e la voglia di tornare presto alla normalità hanno generato un vento di disapprovazione nei confronti di chi viaggia per lavoro.

Chiaramente la condivisione di scatti e video ha sempre destato la reazione dei cosiddetti “leoni da tastiera”, ma il travel shaming è colmo di tensione e stress.

Questo fenomeno social sta portando la situazione all’esasperazione, facendola assomigliare sempre di più a una vera e propria patologia: chi viaggia è insensibile e irresponsabile perché mette a rischio tutti gli altri.

Ciò succede perché il travel shaming viene fatto senza cognizione di causa, cioè senza sapere il reale motivo del viaggio di chi si attacca.

Insomma il nuovo fenomeno social sta assumendo sempre di più i tratti tipici di un’altra piaga sociale, quella del bullismo.

Alcuni casi famosi

Tra i vip coinvolti dal travel shaming c’è Kim Kardashian che ha raggiunto la Polinesia francese in compagnia di tutta la famiglia.

Dopo di lei, è toccato a un altro membro della sua famiglia: Kylie Jenner. L’imprenditrice e influencer è approdata a Parigi nonostante i divieti formali.

A loro si aggiunge la fashion blogger di origine ceco-tedesca Barbora Ondrackova che ha postato le immagini dei suoi viaggi da sogno tra Francia, Austria ed Emirati Arabi nelle quali non sembra usare le misure anti-Covid.

O ancora, la travel blogger Mona Molayem che è stata attaccata per aver lavorato in una città statunitense nuovamente aperta al turismo.

Certamente chi viaggia in questo periodo potrà spiegare il viaggio all’estero alle autorità competenti, ma la verità è che la pandemia ha evidenziato la necessità di stare bene e ritrovare un equilibrio psicologico anche attraverso il viaggio. D’altronde andare in vacanza è l’espressione della necessità di staccare da tutto.

 

Photo cover credits da pixabay.com