Da sempre il concetto di oblio e il suo significato ci è apparso legato a un mondo antico ormai scomparso, eppure si dimostra più attuale che mai. Scopriamo che significa oblio esattamente!
Per capire il significato di oblio, si può fare riferimento al fiume Lete della mitologia classica, che scorre nel mondo dei morti e riesce a cancellare i ricordi di chiunque si immerga nelle sue acque.
Quella “dimenticanza” indotta non è qualcosa di momentaneo, ma una condizione duratura che azzera qualsiasi ricordo.
La parola oblio nel dizionario
La parola “oblio” nel dizionario Treccani viene associata alla forma transitiva del verbo obliare, cioè dimenticare (ma in modo assoluto e duraturo).
Al significato comune si affianca un’altra accezione dell’oblio, una definizione che interessa la sfera psicologica. Lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi di situazioni diverse portano alla perdita dei ricordi o quanto meno alla loro attenuazione o variazione.
In quest’ultima accezione, però, il significato della parola oblio cambia a seconda che la si interpreti nella psicologia generale o nella teoria psicanalitica: nel primo caso è il risultato dell’indebolimento della memoria mentre nel secondo caso un meccanismo di difesa contro i ricordi spiacevoli.
L’oblio per Hermann Ebbinghaus
Lo psicologo e filosofo tedesco Hermann Ebbinghaus è stato il primo ad approcciarsi all’oblio in chiave scientifica. Non a caso è considerato il precursore delle ricerche sperimentali sulla memoria.
Ponendo se stesso al centro della ricerca, imparò varie liste di sillabe senza un significato, al quale legarsi soltanto al fine di constatare quante ne avrebbe ricordate nel tempo. L’esperimento evidenziò una perdita progressiva delle informazioni apprese con il passare del tempo, lasciando intendere che il ricordo fosse legato a un logaritmo.
In realtà l’intuizione dello psicologo non trova una coincidenza perfetta nella vita concreta, visto che si tende a ricordare i vocaboli e la grammatica di una lingua straniera e l’associazione di volti e nomi anche a distanza di anni. Sostanzialmente il ricordo è legato a percorsi individuali.
L’oblio può arrivare in qualunque meccanismo di memorizzazione di un’informazione: codifica, consolidamento e recupero. Molto ha a che fare con il livello di attenzione, l’ansia e lo scorrere del tempo.
Tipi di oblio
Lo psicologo statunitense Daniel Schacter ha distinto due tipologie distinte di dimenticanza: l’oblio accidentale e l’oblio motivato.
Nel primo caso, parla di una dimenticanza non intenzionale che si lega alla capacità adattiva della memoria, senza la quale non funzionerebbe a dovere. In pratica, dimenticare qualcosa permette di memorizzare altro.
Nel secondo caso, è un atto giustificato: l’evento e qualsiasi informazione a esso legata, vengono relegati in uno spazio lontano della mente e, non essendo accessibili, finiscono per svanire. È il caso degli eventi traumatici.
Quali sono le cause?
Le cause dell’oblio sono decisamente meno poetiche di quel significato attribuito dagli autori e dalla mitologia in passato.
Può sopraggiungere in seguito a un danno celebrale, un trauma cranico o una malattia (es. demenza o morbo di Alzheimer).
Si può parlare di oblio con il significato di dimenticanza anche quando, complice le esperienze più recenti e il tempo che passa, non si riesce a ricordare del tutto o in modo chiaro qualcosa.
Il significato della parola oblio sul piano giuridico
Il cosiddetto diritto all’oblio esprime il diritto di una persona a essere dimenticato o a non essere menzionato rispetto a fatti di cronaca passati.
A spingere verso il diritto all’oblio è stata l’esplosione di internet e l’inclusione di dati personali in rete: questo nuovo diritto permette a chiunque di chiedere la cancellazione di materiale online che lo riguarda.
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