A tutti – o almeno quasi tutti – è capitato di avere un amico immaginario. Può essere un altro bambino, un animale parlante, magari fatto di peluche, un adulto o un anziano, oppure un oggetto parlante. L’amico invisibile è qualcosa che tutti da bambini vivono ma che, vissuto da genitori, può causare delle preoccupazioni.
Dopotutto, l’esperienza di un figlio che parla da solo e intrattiene delle conversazioni con personaggi immaginari può avere dell’inquietante visto dalla prospettiva di un adulto. Non c’è, però, nulla di strano, e anzi avere un amico immaginario è un’esperienza che molti bambini fanno, e può essere anche formativa. Anzi, con l’amico immaginario bambini di tutto il mondo trovano una compagnia e un conforto.
Certo, oltre agli aspetti positivi, l’amico immaginario nei bambini può anche essere sintomo di problematiche quando si tratta di casi limite. È bene, dunque, capire la differenza tra normalità e patologia.
In linea generale, però, i genitori possono stare tranquilli! A parte rari casi di cui illustreremo i segnali, avere un amico immaginario non è solo perfettamente normale, ma anche di grande aiuto per i momenti di crescita più importanti dei bambini. Come vedremo presto, anche se l’amico immaginario in età adulta, guardato dagli occhi di genitore, può sembrare un problema, in realtà è un modo per crescere.
Amici immaginari: bambini sani e creativi
L’amico immaginario in genere si presente quando il bambino è in un’età vulnerabile, non padroneggia ancora bene le proprie risorse ed esistono problemi che gli paiono irrisolvibili. In questi casi, l’amico inventato è un vero e proprio problem solver, un essere con le capacità di un adulto, o addirittura con dei superpoteri, che idea soluzioni originali.
In altri casi, invece, aiuta il bambino in alcuni momenti destabilizzanti. L’inizio della scuola o l’arrivo di un fratellino o di una sorellina possono causare preoccupazione. E, soprattutto, possono significare un maggiore bisogno di attenzione. L’amico immaginario è un ottimo modo per avere sempre una compagnia.
L’amico invisibile è d’aiuto anche per elaborare esperienze vissute, per dare voce ai sentimenti quando non si hanno abbastanza strumenti per farlo da soli.
Un libro che spiega tutto
“L’Amico immaginario”, in inglese “Memoirs of an Imaginary Friend” di Matthew Dicks, è un libro che spiega l’importanza degli amici immaginari per tutti i bambini. Il protagonista della storia è un bambino autistico che riesce a interfacciarsi con il mondo proprio grazie all’aiuto dell’amico che si è creato.
Questo libro, molto delicato e molto dolce, è in grado di spiegare come un essere di fantasia, creato dall’immaginazione dei bambini, può essere di grande aiuto per loro, qualunque siano le difficolta che devono affrontare.
Amico immaginario: a che età è normale?
I bambini in genere smettono di avere un amico invisibile intorno agli ultimi anni di scuola elementare. Bisogna iniziare a preoccuparsi se a 10 o 11 anni non si vede nessuna evoluzione. Avere un amico immaginario a 12 anni non è nella norma, e in questo caso è consigliato comprendere se la sua persistenza dipende da problemi relazionali, che impediscono al bambino di comunicare con i suoi coetanei preferendo il suo amico invisibile.
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