È forte e conosciuta la correlazione tra malattie del fegato e consumo di alcol: cirrosi e steatosi sono due fra i tanti esempi che si possono citare. Il fatto è che l’organo che si occupa di metabolizzare l’alcol è proprio il fegato; è vero che questo processo chiama in causa anche altri tessuti e organi, ma è al fegato che spetta il compito più importante. Per proteggere il fegato è essenziale smettere di bere, e magari intraprendere un regime alimentare caratterizzato da un alto contenuto di proteine e di vitamine. Serve, inoltre, bere acqua per favorire l’espulsione della bile. La prevenzione, come sempre, è indispensabile.
Il medico di famiglia
Tocca al medico di famiglia dare le indicazioni che devono essere rispettate in relazione al consumo di alcol e al regime alimentare in generale. Lo stesso dicasi per i controlli che devono essere svolti. La pressione arteriosa e il peso sono due fattori molto importanti a cui si deve prestare attenzione, e non bisogna dimenticare che 1 grammo di alcol corrisponde a 7 calorie. Quindi il rischio è che si verifichi anche un aumento dei trigliceridi, con conseguenze dal punto di vista del rischio cardiovascolare.
La prevenzione
La prevenzione dell’epatopatia prevede di sottoporsi a esami del sangue, controlli clinici ed ecografie. Queste ultime hanno il pregio di non essere invasive né radioattive, e permettono di ottenere delle immagini reali dell’organo, verificando la presenza eventuale di steatosi. Con l’aiuto degli esami del sangue, invece, si ha la possibilità di valutare lo stato degli enzimi del fegato. La visita clinica è fondamentale perché percependo un fegato rotondo, morbido e ingrossato che non viene contenuto dall’arco costale si può pensare all’esistenza di una malattia.
I sintomi
Uno dei problemi più significativi correlati alle malattie del fegato riguarda il fatto che esse all’inizio non danno origine ad alcun tipo di sintomo. La steatosi, per esempio, è per la maggior parte asintomatica; si inizia a percepire il tipico dolore a destra, al di sotto dell’arco costale, unicamente nel momento in cui la fibrosi tocca dimensioni importanti. Ovviamente questo è un segnale che non deve essere sottovalutato, dal momento che può costituire il preludio della cirrosi. A proposito di cirrosi epatica, in questo caso i sintomi sono chiari e impossibili da confondere: si parla di ittero ed emorragie cutanee, ma anche di stanchezza, anemia e gambe gonfie. In presenza di tali segnali, si ha a che fare senza dubbio con una malattia epatica cronica.
La cirrosi epatica
Le situazioni di epatite alcolica acuta possono contribuire a velocizzare il decorso della cirrosi epatica. Si tratta di momenti di consumo di alcol eccessivi, acuti e compulsivi che possono coinvolgere qualunque tipo di malattia epatica. Negli Stati Uniti sono molto diffuse le epatiti alcoliche acute, poiché lì il consumo di super alcolici è ancora più frequente rispetto a quanto avviene in Italia. Nel nostro Paese il percorso che porta alla cirrosi è meno irregolare; la malattia compare dopo circa 20 anni di assunzione prolungata di alcol, nell’ipotesi che un paziente consuma tutti i giorni più di mezzo litro di vino.
I tumori al fegato
L’alcol, inoltre, è un elemento che può favorire le neoplasie al fegato, e la stessa cirrosi è una situazione predisponente in tal senso. La cirrosi epatica nel nostro Paese è la più diffusa causa di decesso da malattia epatica insieme con i virus delle epatiti. Se per le epatiti, però, la somministrazione dei vaccini in età infantile rappresenta una preziosa arma da utilizzare, insieme con le terapie farmacologiche più recenti, lo stesso non si può dire per la cirrosi. In questo caso, quindi, la sola soluzione che si può adottare è quella di non bere. La cirrosi è una patologia irreversibile, e può rendere necessario il trapianto di fegato.
Il Centro San Nicola e la dipendenza da alcol
Chi ha problemi di alcolismo si può rivolgere al Centro Recupero Dipendenze San Nicola per usufruire della competenza di uno staff specializzato proprio nel trattamento delle dipendenze. Questo centro è accreditato dalla Regione Marche come eccellenza, e si ispira alle strutture inglesi e americane dove si opta per una residenzialità breve.