La sensibilizzazione intorno alle questioni di genere ha portato all’uso di parole fino a questo momento sconosciute alla maggior parte delle persone. Scopriamo la cisessualità e cosa vuol dire essere cisessuale!
Negli ultimi anni il coming out ha assunto una valenza più ampia rispetto alla dichiarazione della propria sessualità: omosessuale, bisessuale e così via.
Per esempio, anche una persona asessuale può fare coming out riguardo il suo essere asessuale. In pratica dichiara di non avere interesse o attrazione sessuale verso un individuo di qualunque genere (in questo caso asessuale diventa sinonimo di sexles).
Oltre alla definizione della sessualità, quindi, il coming out ci ha permesso di ragionare sulle questioni di genere e scindere il genere dalla sessualità.
Tra le questioni di genere ancora poco conosciute dal senso comune c’è anche la cisessualità o cisgenerismo, un’identità di genere anch’essa sottoposta agli stereotipi.
Essere cisessuale: cosa significa?
Per capire la cisessualità è necessario guardare all’etimologia della parola composta dal prefisso “cis” davanti alla parola sessualità: genere sessuale “al di qua”.
In pratica esprime tutti i casi in cui il genere di nascita coincide perfettamente con il genere che si percepisce come proprio.
Insomma i cisessuali si sentono in linea con l’identità di genere stabilito alla nascita e/o si comportano secondo il ruolo che la società considera “normale” o “naturale”.
Tale coincidenza, però, non ha ripercussioni sull’orientamento sessuale: per esempio essere un uomo cisessuale non rimanda al significato di etero o gay perché può amare uomini o donne indifferentemente.
Va da sé che il contrario di cisessuale o cisgender è l’essere transgender, vale a dire un essere “al di là” della sessualità”. È una persona che non sente proprio il genere di nascita e transita verso un altro genere.
Anche se ancora poco utilizzato, il termine cisessuale e il suo significato segnalano una maggiore sensibilità alle questioni di genere, soprattutto nei confronti dei transgender.
Identità di genere e sessualità
La cisessualità non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale, anche se spesso si tende a confondere i due argomenti.
Il cisessuale riconosce il genere uomo o donna attribuito alla nascita, ma può avere un orientamento sessuale non per forza coincidente all’eterosessualità. Può essere omosessuale, bisessuale, pansessuale e così via.
Cisessualità e stereotipi
Da quando alla fine del secolo scorso si è iniziato a parlare di cisessualità, i cisgender sono ancora oggetto di molto stereotipi che, purtroppo, ancora oggi si fatica a riconoscere come tali.
Per esempio, non è vero che i cisessuali sono tutti eterosessuali perché, come abbiamo visto, l’orientamento sessuale non c’entra nulla.
In più la società impone determinati ruoli sociali a chi si riconosce nell’identità di genere di nascita. In parole povere una donna non potrebbe fare il carpentiere così come un uomo non dovrebbe appassionarsi al make-up.
Il genere U
Il nuovo millennio ha visto la nascita della tendenza a non attribuire un genere alla nascita in modo da non complicare le cose e lasciare ai figli la possibilità di identificarsi con una certa identità di genere nel tempo.
Perché si parla di genere U? La vocale U viene riconosciuta dalla comunità LGBTQ+ come l’unica a non fare discriminazioni. Non a caso i termini “non assegnato” e “non determinato” corrispondono a parole che iniziano con la vocale U, rispettivamente “unassigned” e “undetermined”.
Photo cover credits da pixabay.com